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Quando non stai bene, concentrati su di te

Immagine del redattore: Serena DamaSerena Dama

Capita a tutti di vivere momenti difficili, situazioni che non ci fanno sentire a proprio agio, periodi in cui sembra che tutto ci venga contro e l’unica cosa che riusciamo a pensare è “perché proprio a me?”. Molte volte siamo così presi dal nostro dolore e dalla nostra sofferenza che è difficile vedere una via di uscita e così rimaniamo in attesa che qualcosa cambi o ci buttiamo nella vita mondana, nello shopping sfrenato, nella vita sociale per non dover stare a casa a pensare. Queste sono tutte azioni che ci allontanano dallo stare bene reale, concreto, a quell’ambita serenità e felicità che diciamo di voler raggiungere. Attraverso queste piccole attività otteniamo un piacere temporaneo, illusorio, destinato a svanire appena ci chiudiamo alle spalle la porta di casa e torniamo alla realtà. Ma qual è il modo per tornare a stare bene quando niente sembra andare per il verso giusto? Cosa possiamo fare, nel concreto, per vivere in modo sereno? Dico sereno, non felice, la felicità lasciamola a coloro che ancora si illudono di dover sempre vivere a mille per poter dire “sto vivendo”.





Prima di tutto ci tengo a soffermarmi un attimo sul fatto che nulla è irreversibile, tutto è in continuo cambiamento e, così come siamo passati da uno stato di benessere a uno stato di malessere, si può anche fare il procedimento inverso. È sufficiente guardarsi indietro e visualizzare le fasi che hanno preceduto il senso di insoddisfazione, di scontentezza, di caos interiore. Dubito che nella vita di ognuno di noi vi sia stata una sola linea retta crescente, talvolta ci sono stati degli scivoloni e altre volte invece abbiamo vissuto momenti di grande felicità, serenità e rilassatezza perché sembrava che tutto fosse al posto giusto. Nel caso in cui non si riuscisse a visualizzare un reale momento della propria vita in cui le cose siano andate bene, consiglio di leggere il mio articolo Trasformare la negatività.

È quindi importante, in un primo tempo, fare in modo che questo momento passi, se tu non ci credi più, le possibilità di successo diminuiranno notevolmente. Quindi, abbi fede. Successivamente deresponsabilizza l’esterno per ciò che ti sta succedendo, non è colpa di tuo marito, del datore di lavoro, di tua mamma, tua sorella, il compagno di stanza se non stai bene; e non iper-responsabilizzare troppo neanche te, non è necessario trovare il capro espiatorio per stare bene ma è importante ascoltare quello che la tua mente e il tuo corpo vuole comunicarti in quel momento. Quando si sta attraversando un periodo difficile è bene concentrarsi su se stessi e ascoltare ciò che, in uno strato subconscio, sta avvenendo. Dedicati del tempo per comprendere e per sentire. Se non sei una persona che pratica la meditazione potresti pensare di iniziare, se invece l’idea non ti alletta e pensi non possa fare per te, puoi partire da piccoli accorgimenti che, almeno in una fase iniziale, ti saranno di grande aiuto. Quando al mattino ti svegli e spegni la sveglia, non prendere in mano il telefono, lascialo ancora un po sul comodino, rimani nel letto e cerca di capire cosa ti aspetti da quella giornata, che tipo di persona vorrai essere, cosa assolutamente vorrai raggiungere e cosa invece vorrai evitare. Poniti obiettivi concretizzabili e non troppo ambiziosi, non fingere di poter raggiungere grandi traguardi in un solo giorno. Questo momento, senza ancora sapere quante notifiche hai su Instagram, se qualcuno ti ha cercato e se hai mail di lavoro che andrebbero a riempirti la testa, ti permette di visualizzare meglio la tua giornata senza condizionamenti inutili e rimandabili.



Un’altra pratica, per tutti coloro che attualmente non vogliono provare a praticare la meditazione, è quella di creare un momento durante la giornata nel quale esercitarsi a “fare niente”. Si può pensare di farlo anche in ufficio, a casa, in un parco, l’importante è spegnere telefono e PC, sedersi in un posto comodo e cercare di non farsi prendere dall’overthinking, bensì focalizzarsi su un’immagine piacevole, un profumo confortevole, una sensazione rilassata. Inizialmente sembrerà un’immensa perdita di tempo all’interno di una giornata frenetica e con ancora tante cose da spuntare dalla “to do list”, però, con il tempo e la pratica costante, si potranno apprezzare i benefici di questi piccoli momenti dedicati a sé stessi.

Al di là di spazi costruiti ad hoc e momenti organizzati come quelli sopraelencati è importante imparare ad ascoltarsi evitando di riempire il tempo, di circondarsi di persone che ci aggradano ma non ci piacciono, di comprare per compensare al vuoto che sentiamo dentro. Se vogliamo veramente stare meglio iniziamo a togliere piuttosto che aggiungere. Riporto qualche esempio pratico: (1) se andare in palestra mi costa un sacco di energie e lo faccio perché devo farlo ma in realtà non mi piace. Allora forse è il momento di valutare un altro sport, perché è vero che il movimento è salutare, ma in questo modo stiamo solo andando a lavorare su un aspetto compromettendone un altro. Non ha senso passare la giornata pensando che non si ha voglia di andare in palestra, meglio cambiare sport e viversi più serenamente il momento. (2) Giovedì sera cena con i colleghi, tutte persone molto belle che però già vedo 8-9 ore al giorno e che forse, se le avessi incontrate in un bar, non ci avrei mai scambiato neanche una parola. La serata probabilmente si concentrerà sull’unico argomento che ci tiene insieme: il lavoro. Se questa cosa non mi piace e mi fa vivere male la cena, allora forse a quella cena non dovrei andare, a costo di sembrare asociale, scostante e forse non totalmente cordiale. Si può rifiutare l’invito, soprattutto se questo ci può far stare bene. (3) Prima di comprare qualcosa chiediamoci se effettivamente abbiamo bisogno di quell’oggetto, quel capo di abbigliamento o se stiamo semplicemente trovando un modo per avere quel senso di felicità breve, volatile e superficiale. Il telefono nuovo è necessario solo se l’altro ci ha abbandonato veramente, la maglietta di marca solo se realmente non abbiamo qualcosa da abbinare a quei pantaloni, lo specchio sopra la credenza quando ogni mattina non abbiamo nessun mezzo per sapere se quella camicia sta bene con i pantaloni. Solo allora dovremmo autorizzarci a comprare. Ascoltare quelli che sono i nostri bisogni parte proprio da qui, da quelle cose più semplici e di vita quotidiana. Non è necessario fare il salto più lungo della gamba e chiedere a noi stessi se il compagno è quello giusto, il lavoro è quello che desideravo o se la vita che sto vivendo è quella che volevo vivere. Non poniamoci (ancora) queste domande, partiamo dalle cose più semplici, abituiamo la mente a pensare, ascoltare, percepire quello che realmente sentiamo.


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